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Fuori dal campo

L’ex Juve Esnaider racconta il dramma più grande della sua vita

Niente gol, niente ricordi di campo. Esnáider si ferma dove il tempo non cura e le parole non cercano consolazione.

Juan Eduardo Esnáider torna a parlare, ma lo fa nel modo meno spettacolare possibile. Nessun riferimento al campo, nessuna nostalgia calcistica, nessuna rivendicazione. Nell’ultima intervvista l’ex attaccante argentino mette da parte il pallone e resta sull’unico tema che, da tredici anni, ha ridisegnato la sua vita: la morte del figlio Fernando, scomparso a 17 anni il giorno di Natale del 2012.

L’ex Juve Esnaider racconta il dramma più grande della sua vita (AnsaFoto) – calciosub.it

Non è un racconto nuovo, ma è un racconto che cambia peso ogni volta che viene pronunciato. Esnáider non cerca empatia, non cerca titoli. Usa parole misurate, ma definitive. Racconta un dolore che non ha conosciuto attenuazione e che non è mai diventato “lezione”. Non tutto si trasforma, non tutto trova una forma accettabile.

Il limite delle frasi giuste

La frase che resta più impressa è quella in cui Esnáider spiega che la vita è stata davvero dura una sola volta. E che quella ferita non potrà mai essere perdonata. Non è una provocazione, non è un artificio narrativo. È un limite posto con chiarezza. Alcune esperienze non chiedono di essere superate. Chiedono solo di essere riconosciute per quello che sono.

Dentro questo spazio, il calcio perde centralità. Juventus, Real Madrid, gol, trasferimenti. Tutto resta sullo sfondo, come se appartenesse a una vita precedente. Non rinnegata, ma ridimensionata. Dopo una tragedia così, anche le vittorie cambiano significato. Il successo non consola, l’abitudine allo stadio non protegge.

Restare, non reagire

Esnáider parla anche del silenzio. Di quanto sia facile rifugiarsi lì, fingere di reggere, chiudere il mondo fuori. E di quanto invece sia stato necessario condividere il dolore in famiglia. Non come percorso di guarigione, ma come condizione minima per restare in piedi. Non reagire, non rinascere. Restare.

Il valore dell’intervista sta proprio qui. Nel rifiuto della retorica. Non ci sono messaggi edificanti, non c’è la ricerca di una morale positiva. C’è un uomo che accetta di dire che alcune cose non migliorano. E che convivere con una perdita non significa addomesticarla, ma imparare a darle spazio senza farsene travolgere.

In un panorama sportivo che tende a trasformare tutto in racconto motivazionale, anche il dolore, le parole di Esnáider stonano. E proprio per questo funzionano. Non cercano conforto, non offrono soluzioni. Dicono solo che la vita può colpire in modo irreversibile. E che, a volte, l’unica forma di dignità è non fingere il contrario.

Published by
Antonio Papa